R-ev: obiettivo diventare un Cpo da 3mila colonnine entro il 2025
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Posted On: Ottobre 3, 2022

R-ev: obiettivo diventare un Cpo da 3mila colonnine entro il 2025

 

La divisione dedicata all’e-mobility di R-Gruppo conferma trend di incremento importanti e oltre al segmento residenziale, in cui si appresta a lanciare una nuova wall box, punta con decisione sulle infrastrutture ad accesso pubblico: «Vogliamo crescere nell’ambito della ricarica pubblica in DC, sia attraverso la fornitura di hardware, sia tramite una piattaforma software in grado di offrire soluzioni su misura» spiega Alessando Calò, fondatore della società. 

R-ev è il marchio e la business unit con cui la società R-Gruppo opera nel settore della mobilità elettrica, sia attraverso la controllata Enerbroker, sia tramite la divisione R-Distribuzione. «La nostra presenza nel settore della mobilità elettrica risale a 7 anni fa. Abbiamo lanciato la divisione R-ev dedicata all’e-mobility nel 2020, proprio nel momento in cui questo settore iniziava a crescere in maniera importante», spiega il fondatore del Gruppo Alessandro Calò. «Oggi presidiamo con i nostri prodotti anche il segmento residenziale, ma il nostro obiettivo è crescere nell’ambito della ricarica pubblica in DC, sia attraverso la fornitura di hardware, ma soprattutto con il ruolo di Cpo tramite una piattaforma software aperta e personalizzabile per gestire le colonnine, in grado di soddisfare diverse tipologie di clienti con progetti su misura».

Come distribuite i vostri prodotti?

«Ci muoviamo principalmente attraverso due canali. Le wall box R-ev vengono vendute tramite distributori specializzati in materiale elettrico, inoltre attraverso la stessa Enerbroker commercializziamo i prodotti in AC con marchio R-ev. Mentre per tutto quello che riguarda i nostri progetti legati a infrastrutture di ricarica abbiamo implementato una rete di agenti, che propone la nostra offerta sia in DC sia in AC. Si tratta di un team di key account che si occupa dei prodotti e dei progetti R-ev, quindi relativi sia alla fornitura hardware, sia all’utilizzo e all’implementazione della nostra piattaforma software dedicata». 

Può riassumere le caratteristiche della vostra offerta?

«Nel 2020 abbiamo iniziato a sviluppare la nostra piattaforma dedicata all’e-mobility e contemporaneamente siamo partiti anche con l’ingegnerizzazione dei nostri prodotti con marchio R-ev. La prima ad arrivare sul mercato è stata una wall box, chiamata One Black, da 7,4 kw per utilizzo residenziale, le cui vendite sono state subito trainate dagli incentivi fiscali come il Superbonus 110. Si tratta di un prodotto completamente made in Italy, provvisto di cavo e con controllo dinamico del carico. Entro la fine dell’anno saremo sul mercato con una nuova wall box ad alto contenuto tecnologico da 22 kW, adatta sia all’utilizzo privato sia pubblico. Il dispositivo dialoga con la nostra app, quindi può essere gestito e monitorato da remoto ed è provvisto anche di schermo Lcd per controllare in maniera facile e intuitiva lo stato della ricarica. Stiamo lavorando anche alla progettazione di sistemi di ricarica in DC ma, visti i tempi tecnici necessari e i costi per lo sviluppo, al momento ci affidiamo a un prodotto hardware fornito da terzi. Da settembre proponiamo a catalogo una colonnina in DC fino a 24 kW che può essere anche installata a parete e un secondo modello, sempre in DC, con tagli di potenza che vanno dai 50 ai 150 kW. Sono prodotti realizzati e costruiti in Europa, con tutte le garanzie di sicurezza e di affidabilità necessarie».

Come è cambiato il mercato dei sistemi di ricarica in questi ultimi anni?

«Qualche anno fa i clienti che chiedevano l’installazione di una colonnina non avevano la necessità di un controllo di gestione. Inizialmente la colonnina di ricarica era vista più come un’iniziativa marketing, venivano installate magari per promuovere un’attività commerciale: non c’era una presenza massiccia di auto elettriche che caricavano sul territorio. Le cose però in breve tempo sono cambiate, è nata la necessità di dover gestire le infrastrutture e in tanti si sono rivolti a noi per avere una piattaforma software in grado di farlo. Ed è questo uno dei tratti distintivi che rende la nostra proposta particolare: offriamo un hardware corredato da un software di gestione aperto e completamente personalizzabile. Quindi un pacchetto realizzato ad hoc in grado di soddisfare le esigenze dei diversi clienti perché viene progettato e sviluppato su misura». 

Quali sono i vostri obiettivi?

«In questa seconda parte dell’anno le richieste relative alle colonnine stanno aumentando. Si tratta sia di aziende che vogliono implementare un’infrastruttura di ricarica per dipendenti e clienti, sia di centri commerciali. Ma soprattutto stiamo lavorando per realizzare la nostra rete di ricarica pubblica in DC attraverso concorsi e bandi comunali. Il nostro obiettivo è quello di arrivare nei prossimi tre anni – contando il 2023 come anno zero, quindi entro il 2025 – a 3mila punti di ricarica in DC attivi sul territorio. Oltre a questo abbiamo già stretto accordi con strutture importanti, ad esempio una grande catena alberghiera, dove saremo presenti con le nostre colonnine e con la nostra piattaforma software. Oltre alle 3mila colonnine pubbliche prevediamo di installare tra 1.500 e 2.000 colonnine legate ad accordi con imprese private, in cui siamo presenti con dispositivi di ricarica R-ev gestiti attraverso la nostra piattaforma, ma di proprietà della struttura che le acquista». 

Riguardo invece al residenziale?

«Anche in quest’ambito il business dell’e-mobility è cresciuto molto. Negli ultimi due anni trainato come accennato prima dal Superbonus 110. Essendo Enerbroker una società impegnata nell’efficientamento energetico, abbiamo notato che l’incentivo ha spinto a installare una wall box sia coloro che avevano già acquistato un’auto elettrica, sia coloro che, pur non avendola, hanno previsto di acquistarla in futuro. I volumi quindi sono cresciuti molto velocemente: chiuderemo il 2022 con circa 5,5mila wall box vendute». 

Sono trend di crescita che si confermeranno anche per il futuro?

«Credo che dal prossimo anno saranno altrettanto importanti, superando la crescita dettata dell’incentivo fiscale, soprattutto alla luce di quanto sta succedendo sul mercato dell’automotive. In Europa con il blocco della produzione agli endotermici entro il 2035 avremo in circolazione sempre più auto elettriche e a prezzi più accessibili, un turnover che si trasformerà anche in una richiesta maggiore dei dispositivi di ricarica. Questo scenario, secondo la nostra stima, si tradurrà in una crescita intorno al 30%. In termini di gruppo, andremo a chiudere l’anno fiscale in corso con un fatturato tra i 30 e i 32 milioni di euro, in crescita rispetto ai 12 milioni di euro dell’esercizio precedente. Invece, entrando più nel dettaglio riguardo al business della mobilità elettrica, contiamo di sviluppare la nostra rete di ricarica raggiungendo entro fine 2022 il 50% degli obiettivi del prossimo anno, pari quindi a circa 1.000 punti di ricarica installati. È un target ambizioso ma faremo il possibile per rispettarlo».

Quali sono oggi le principali criticità che rallentano lo sviluppo della mobilità elettrica nel nostro Paese?

«Una delle problematiche più ricorrenti quando ci si interfaccia con le Pubbliche Amministrazioni sono le lungaggini burocratiche, che difficilmente si sposano con i tempi di una società che opera in questo settore. Inoltre quando ci confrontiamo con i vari enti comunali riscontriamo ancora pochissima conoscenza del mondo dell’e-mobility. Dovrebbero prendere come esempio virtuoso quanto fatto dal Comune di Milano, ovvero procedere con una mappatura del territorio per capire esattamente dove sono necessarie le colonnine, quante ne servono e che tipo di ricarica è più idoneo utilizzare nei vari quartieri delle città. Per noi al momento è prioritario crescere nel Sud Italia, una zona dove le infrastrutture di ricarica sono ancora molto carenti, ma spesso ci scontriamo con uffici tecnici poco presenti, sovente mancano anche le mappature dei sottoservizi e, come è facile intuire, ci ritroviamo a operare in contesti densi di problematiche». 

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